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Massimo Scalia fondatore dei Verdi sul progetto CCS di Ravenna“Eni insegue un business vecchio, Ravenna è il suo totem”

Pubblicato da Duilio Cangiari il

RAVENNA Una lettera firmata insieme ad altri tre colleghi docenti universitari, indirizzata a Mario Draghi: così il fisico Massimo Scalia chiede ad Eni di cambiare rotta e puntare decisamente sulle tecnologie verdi, abbandonando la strada dello stoccaggio di Co2 e delle estrazioni di metano. Nella lettera a a Draghi (e firmata anche da Gianni Silvestrini, ricercatore e direttore del Kyoto Club; il fisico Gianni Mattioli e l’ingegner Vincenzo Naso) Scalia chiede sostanzialmente al governo di imporre la linea delle rinnovabili al Cane a Sei Zampe. Raggiunto al telefono nella sua abitazione romana, Scalia spiega meglio il suo punto di vista: «Eni è la più grande azienda a partecipazione statale e dovrebbe essere una delle protagoniste del passaggio alle energie verdi, deve cambiare rotta. Altrimenti si faccia da parte e intervenga lo Stato»

Professor Scalia, cosa pensa dello stoccaggio Co2 che Eni vorrebbe realizzare a Ravenna?

«Se fosse inserito nel piano di resilienza nazionale sarebbe di fatto una sperimentazione finanziata dallo Stato. Eni invece dovrebbe seguire il mercato che va in altre direzioni»

Vale a dire?

«Le compagnie europee di oil&gas si sono date importanti obiettivi al 2030 sulle rinnovabili: 100 gigawatt per Total, 50 per BP. Il target dell’Eni è invece di soli 15 gigawatt. Secondo gli obiettivi fissati dall’Europa, entro il 2025 l’Italia dovrà  produrre 28 gigawatt da rinnovabili mentre nel Piano di resilienza nazionale approvato dal governo ce ne sono appena 4,2. Ma l’Europa non farà  finta di nulla».

Come si centrano questi obiettivi?

«L’azienda si incaponisce sulle estrazioni o si cercano nuovi modi per sfruttare i giacimenti ormai esauriti mentre dovrebbe mettere le risorse per permettere all’Italia il salto verso le rinnovabili. Così il progetto di Ravenna, e il distretto energetico ravennate in generale, diventano un caso nazionale perché la città  è una sorta di “totem” di Eni, una bandiera da sventolare. Ma il problema del cambiamento climatico è più ampio e non aspetta».

Alcuni giorni fa il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea) Fatih Birol ha dichiarato che entro il 2050 “la domanda globale di gas calerà  del 55%” prevedendo un’Europa totalmente a rinnovabili entro il 2040. L’hanno sorpresa queste dichiarazioni?

«Beh, Birol non è di certo un ambientalista e la Iea era una delle ultime portabandiera delle aziende petrolifere mondiali. Diciamo che a queste conclusioni noi eravamo arrivati un anno fa ma se si è convinto anche Birol non vedo perché il governo dovrebbe continuare su una strada che va al di là  di quanto prevede il mercato. Ormai non è nemmeno più soltanto una questione ambientale, quanto economica».


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