Baganza, l’alluvione dimenticata: meno spazio e più rischio idraulico

Pubblicato da Ximena Malaga Palacio il

A sei anni dall’alluvione del 13 ottobre 2014, i Verdi di Parma denunciano un fatto gravissimo, passato completamente sotto silenzio: la costruzione di un nuovo argine all’interno dell’area golenale del Baganza, con l’effetto di un ulteriore restringimento e canalizzazione del corso d’acqua.

Si tratta di una difesa che, a differenza di quanto aveva stabilito la variante al Piano di Assetto Idrogeologico recentemente approvata, sembra destinare definitivamente un’area del corso d’acqua all’azienda SICEP, consentendole di continuare ad occupare quello che tuttora risulta essere fascia B di esondazione delle piene.

Per mettere definitivamente in sicurezza idraulica il quartiere Montanara, l’Autorità  Distrettuale di Bacino del fiume Po stabilì che era necessaria una manutenzione dell’arginatura esistente. La Regione procedette quindi ad approvare un progetto che prevedeva il ripristino dell’officiosità  di tale opera, rimuovendo le varie forme di occupazione, più o meno abusiva, che nel corso degli ultimi decenni l’avevano fortemente compromessa.

La proposta presentata dalla ditta SICEP di realizzare invece un nuovo argine più interno, che avrebbe tolto spazio al corso d’acqua per difendere lo stabilimento, fu respinta ufficialmente in fase di controdeduzioni, con varie motivazioni, sia idrauliche che ambientali.

In particolare, l’Autorità  di Bacino faceva presente che: “per effetto della modifica richiesta si avrebbe la completa e definitiva canalizzazione del corso d’acqua nel tratto cittadino con conseguente perdita delle residue aree golenali che potrebbero invece essere destinate ad una fruizione pubblica e collettiva. (…) L’estromissione infatti dalla fascia B di alcune porzioni significative di aree occupate da insediamenti produttivi ed ancor più la riconversione ad usi residenziali e commerciali provocheranno un aumento della esposizione al rischio e nel complesso un aumento della vulnerabilità  del territorio per la riduzione degli spazi di pertinenza del corso d’acqua nonché un generale depauperamento della qualità  ambientale con la definitiva compromissione della possibilità  di recuperare i servizi ecosistemici svolti dal corso d’acqua associati ai quali è opportuno indicare i servizi di natura sociale, paesaggistici oltre a quelli più spiccatamente ambientali, quali la tutela e controllo delle acque superficiali e sotterranee, il miglioramento del microclima e la mitigazione dell’inquinamento atmosferico“.

Oggi, rinnegando tutto quanto loro stessi avevano pubblicamente dichiarato e sottoscritto, Autorità  di Bacino e Regione Emilia-Romagna autorizzano e realizzano un argine praticamente identico a quello bocciato pochi mesi prima, a seguito di una procedura tutt’altro che trasparente, la cui documentazione non è reperibile in rete, né sui loro siti web, né sul sito di quel “Contratto di Fiume Parma e Baganza”, che dovrebbe garantire una partecipazione pubblica alle decisioni. La sistemazione dell’argine storico e la sua restituzione ad un utilizzo collettivo vengono così abbandonati, decretando definitivamente la vittoria degli interessi particolari e degli abusi.

I Verdi ritengono che tutto questo non sia accettabile. Gli errori fatti in passato vanno corretti e non legittimati definitivamente, in contrasto a tutte le norme esistenti, alla Direttiva Acque, alla Direttiva Alluvioni, all’emergenza climatica e alle decisioni che come comunità  locale di Parma abbiamo preso in un confronto durato anni. Per i Verdi la denuncia pubblica di oggi è l’inizio di una vertenza che continuerà  a livello regionale e che si auspica trovi a livello locale il sostegno di istituzioni, forze politiche, associazioni, tecnici e cittadini che non si arrendono al definitivo abbandono degli ambienti fluviali.

Per approfondire, a questo link è scaricabile il nostro dossier.


Parma, 12.10.2020


Europa Verde Parma

verdiparma@gmail.com

Portavoce: Ximena Malaga Palacio, Enrico Ottolini


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