Richiami vivi: “Pratica cruenta ed intollerabile da vietare in Emilia-Romagna”
“L’uso dei richiami vivi è un tipo di caccia cruenta, di gravissimo impatto sull’avifauna migratoria, eticamente inaccettabile e secondo milioni di cittadini da proibire.”
Con queste parole la consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo ha presentato oggi in conferenza stampa un progetto di legge, sottoscritto anche dal collega Gian Guido Naldi, per vietare definitivamente questa pratica sul territorio regionale.
“Molti cittadini ignorano completamente ““ continua Meo ““ le modalità barbare con cui migliaia di uccelli selvatici migratori vengono catturati ogni anno con le reti e chiusi in gabbiette minuscole in cui la loro vita si trasforma in una tortura fino alla morte. Chiusi al buio per lunghi mesi per falsare il loro ciclo biologico e farli cantare nel periodo di caccia, ai richiami vivi vengono strappate le penne per indurre una muta artificiale e farli cantare di più, oppure gli vengono iniettati anabolizzanti: questa è la vita che li aspetta. E tutto ciò per permettere ad una minoranza di cacciatori (in Emilia-Romagna circa 10.000 concentrati perlopiù in Romagna) di utilizzarli, durante la stagione venatoria, per attirare altri uccelli della medesima specie e abbatterli.”
“Recentemente ““ ricorda Danilo Selvaggi, direttore generale di LIPU-Birdlife, presente in conferenza assieme alla consigliera Meo ““ la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro il nostro paese che rischia di pagare pesanti sanzioni per la violazione della direttiva europea sulla protezione degli uccelli.  LIPU-Birdlife ha raccolto oltre 50.000 firme per chiedere al Parlamento di cancellare l’utilizzo dei richiami vivi attraverso un emendamento della Legge Comunitaria che verrà discussa a breve.”
“Il progetto di legge che ho depositato oggi ““ conclude la consigliera Meo ““ mira a modificare le norme regionali sulla caccia e chiudere definitivamente i 30 “roccoli” autorizzati dalle Province di Ravenna (26), Forlì-Cesena (3) e Bologna (1). Ridaremo così la libertà agli oltre 93.000 uccelli che, secondo i dati della Regione, sono attualmente detenuti da cacciatori emiliano-romagnoli e daremo un duro colpo anche al mercato illegale dei richiami che, attraverso il bracconaggio e la falsificazione degli anelli identificativi, prospera e fa affari d’oro.”
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