Ecologisti e Civici: un programma aperto e partecipato
Il documento riprende il lavoro delle sessioni programmatiche della prima Convention degli Ecologisti, Civici e Verdi “L’Italia merita di più!”. Qui di seguito esponiamo quelle che sono alcune delle proposte preliminari, che non sono esaustive, ma che vengono elencate come prima traccia sulle quali si potrà esprimere l’assemblea costituente a partire da oggi e nei mesi successivi attraverso seminari tematici e forum fino all’assemblea fondativa del nuovo soggetto politico.
Principi Ispiratori
Quella che stiamo vivendo oggi è una crisi sistemica e globale dalle cause multiple e contemporanee. Assistiamo infatti ad una grave Crisi finanziaria, sociale, ambientale e alimentare, sulla quale pesano diverse incognite come la mancanza di controllo dei mercati finanziari, l’ingerenza dei sistemi bancari ombra, l’aumento della disoccupazione, le imprese in crisi, la perdita di biodiversità , il progressivo esaurimento delle risorse e l’aumento dei livelli degli inquinanti e delle emissioni.
Si tratta di questioni alle quali la Politica, che oggi è in una fase di estrema debolezza, deve dare soluzioni concrete e fattive, declinando le soluzioni in chiave di una sempre maggiore sostenibilità , sociale ed ambientale.
Occorre, quindi, dare risposte urgenti alla:
“¢ crisi economica-finanziaria-monetaria, che è essenzialmente una crisi del debito
“¢ crisi dei modelli socio-culturali che ha portato all’impoverimento dei rapporti umani e a una degenerazione delle regole della convivenza nelle comunità
“¢ crisi energetica: con il progressivo esaurimento delle risorse energetiche non rinnovabili, in primis quella delle riserve di petrolio convenzionale (Peak Oil) e il conseguente calo dell’energia netta (EroEI) che si rende disponibile alla società umana per le sue attività produttive. A questo quadro va aggiunto il maggior consumo interno dei paesi esportatori
“¢ crisi ambientale che comprende il riscaldamento globale, lo squilibrio degli ecosistemi naturali, l’aumento del livello degli inquinanti, la perdita di biodiversità , di suolo fertile e delle riserve di acqua dolce
“¢ crisi alimentare, idrica e sanitaria, nonchè alla sicurezza delle popolazioni
“¢ crisi della democrazia
Per svolgere questo compito è necessario considerare i nuovi indicatori della geopolitica, quali: il Peak Oil, crisi energetica e approvvigionamento di fonti fossili con particolare attenzione a gas e carbone; i Fondi Sovrani, ossia i beni detenuti da alcuni Stati in divise straniere; la Crisi Climatica compresi i risvolti geopolitici; la Crisi Demografica che non è da sottovalutare poichè tra il 2010 e il 2050 la popolazione mondiale passerà da 7 a 9,2 miliardi di persone; la contemporanea mancata equa distribuzione di risorse che genera conflitti e tensioni sociali (crisi dell’equo accesso e della mancata rappresentanza); la disponibilità di acqua dolce, già oggi 250 milioni di persone in 26 paesi sono colpite dalla scarsità di acqua con tre milioni di morti e 1 miliardo e 400 milioni di persone non ha accesso ad acqua di qualità sufficiente alla vita; il Fao Food Index, indice importante per la crisi alimentare che ha contribuito ad innescare le rivoluzioni nei paesi maghrebini; il costo, disponibilità e accesso alle materie prime; la perdita di biodiversità che sta alla base dell’impoverimento di intere popolazioni; l’aumento degli inquinanti sia nei paesi Ocse sia in quelli del sud del mondo.
Noi sosteniamo che all’origine di queste crisi ci sia un modello di civiltà basato:
1. sulla crescita continua delle attività e dei consumi umani, che essendo di tipo esponenziale, prima o poi, e con sempre maggiore rapidità , oltrepassa inevitabilmente le capacità di supporto e rigenerazione degli ecosistemi. Si viene a delineare quello che è una sorta di debito, un debito ambientale, che sottraendo e consumando in anticipo le risorse da destinare alle generazioni future e danneggiando irreversibilmente gli ecosistemi di supporto e rigenerazione, è per sua natura un debito non sostenibile.
2. sulla emissione di moneta a debito e gravata di interessi a circolazione forzosa emessa dalle banche centrali. Questo meccanismo presuppone in forma dogmatica che l’economia (beni e servizi prodotti e consumati) crescano di anno in anno (crescita esponenziale) e che quindi generi un surplus in grado di ripagare gli interessi sul debito contratto.
Acqua, cibo, energia. Sono questi i problemi principali del nostro mondo attorno ai quali si è dispiegata e si sta dispiegando una crisi strutturale, una crisi di sistema. Le risorse mondiali sono limitate e dalla loro gestione dipende la capacità di superare questa fase garantendo all’umanità un futuro ambientalmente, socialmente ed economicamente sostenibile.
Un nuovo “patto sociale” è elemento necessario per impedire che la crisi porti, come già sta accadendo, ad una restrizione degli spazi di democrazia come risposta ai conflitti sociali e ambientali; un nuovo “patto sociale” basato, nei contenuti, sulla concezione di “Bene comune” e di controllo diffuso delle risorse e, nei metodi, sulla costruzione partecipata e condivisa di proposte concrete per il breve, medio e lungo periodo. Negli ultimi anni una politica, che oggi dovrebbe apparire a tutti dissennata, ha cercato, in tutti i modi, di trasferire nell’ambito del mercato ogni aspetto dell’attività umana, in particolare quelli dai quali più direttamente dipende la qualità della vita delle persone. I servizi pubblici locali, a cominciare dall’acqua, dalla sanità , dai trasporti, dall’istruzione e dalla ricerca, sono stati oggetto di un’offensiva senza precedenti perché si giungesse alla loro privatizzazione e alla progressiva riduzione di risorse pubbliche da destinarvi. L’attività agricola, che sta alla base della sopravvivenza stessa degli individui, è stata in modo cosciente subordinata al mercato internazionale, tanto che paesi fondamentalmente agricoli sono ormai incapaci di provvedere alla sussistenza della propria popolazione.
Ci proponiamo in questo percorso costituente di delineare collettivamente strategie economiche e linee politiche che siano in grado:
1. di elaborare e applicare in pratica modelli economici, monetari e finanziari alternativi che non siano dipendenti dalla necessità inderogabile di una crescita infinita e termodinamicamente compatibili con la realtà fisica del Pianeta Terra. Di valorizzare la nascita e la crescita di reti di economia solidale.
2. di operare la transizione ad un sistema economico che operi ad un livello compatibile con gli ecosistemi, ove i processi produttivi e industriali siano progettati in maniera da chiudere i cicli della materia senza produzione di rifiuti e il cui input energetico sia sostenuto e alimentato da energie rinnovabili (Terza Rivoluzione Industriale);
3. di proteggere, rigenerare e bonificare gli ecosistemi superstiti o danneggiati, in modo particolare per quanto riguarda la stabilizzazione climatica, il ripristino idrogeologico ed il recupero della fertilità dei suoli erosi, desertificati o cementificati, al fine prioritario di garantire la sicurezza alimentare a tutti gli uomini e la sopravvivenza di tutte le specie viventi. (Cura della Terra);
4. di gestire in maniera condivisa, equa e trasparente gli asset pubblici del paese (e dell’Europa) al fine di assicurare a tutta la popolazione nazionale (ed europea) un livello dignitoso di prosperità , welfare e accesso ai diritti primari e ai beni comuni (lavoro, cibo, acqua, energia, moneta, mobilità , cultura, informazione, istruzione, salute) (Società dei Commons e dell’Open Source);
5. di identificare sistemi di istruzione, informazione e rappresentanza democratica che possano col tempo raggiungere l’obiettivo di realizzare in forma compiuta e consapevole la sovranità popolare (E-government e Forme di Democrazia Diretta, soluzioni basate sull’elaborazione collettiva dette Crowdsourcing).
GREEN ECONOMY PER NUOVA OCCUPAZIONE. FORMAZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE
Riconversione ecologica delle politiche industriali. La necessità storica di andare oltre la finanza e il PIL: economia ecologica e solidale, indicatori di benessere e innovazione energetica. Il debito pubblico e le politiche monetarie. Nuovi lavori. Istruzione.
Oggi la vera sfida, rivolta alle nuove generazioni, è quella di riconvertire l’economia in una direzione più equa, più sostenibile e che consenta una redistribuzione delle risorse naturali ed economiche a livello nazionale e mondiale. L’obiettivo è quello di un riequilibrio tra nord e sud del mondo, che promuova un miglioramento delle condizioni di vita per tutti. Per questo occorre un nuovo paradigma, fondato sulla riscoperta dei beni comuni (the Commons), su cui misurare le politiche e i percorsi di civiltà , puntando a condividere la fruizione delle risorse comuni – naturali e culturali – e preservarne la capacità di rigenerazione. Si tratta di elaborare scenari economico-finanziari che consentano di preservare risorse per le generazioni future, di attivare meccanismi virtuosi e di incrementare il lavoro indirizzando le imprese verso una reale sostenibilità . In questa sessione si affronteranno i temi delle nuove relazioni industriali, dei green jobs, dei nuovi indicatori del PIL, della contabilità ambientale, della finanza etica, della formazione, dell’innovazione e della ricerca, della nuova fiscalità .
Il modello di sviluppo attuale basato sull’utopia di una crescita infinita, nato con la rivoluzione industriale e continuato con l’affermarsi dell’ultra-liberismo economico, si scontra oggi con i limiti imposti dalla biosfera. Il crescente squilibrio nella distribuzione della ricchezza oggi causa non solo flussi migratori inarrestabili tra nord e sud del mondo, ma anche tensioni sociali tra i cittadini diseguali all’interno di una stessa nazione. E’ necessaria la costruzione di un nuovo paradigma culturale e produttivo che punti a creare nuova occupazione -promuovendo da una parte rispetto dei diritti e dignità e dall’altra efficienza energetica e sana competitività – nella preservazione delle risorse per le generazioni future. La gestione dei flussi di materia ed energia che entrano nei cicli di produzione e consumo va dosata sulle capacità di rigenerazione degli ecosistemi e improntata alla chiusura dei cicli. In maniera simile, al fine di evitare la creazione di bolle finanziarie alimentate dalla creazione ed espansione del debito, vanno riformate le politiche monetarie ancorandole a parametri biofisici e inserendo, anche all’interno delle politiche fiscali e di valutazione del benessere della popolazione, opportune correzioni che tengano conto dell’impatto ambientale delle attività antropiche e della reale prosperità del sistema paese.
Per realizzare ciò sono necessarie alcune proposte concrete
“¢ Favorire il finanziamento delle attività economicamente sostenibili, quindi come indirizzare le risorse pubbliche;
“¢ Ridistribuzione del peso fiscale in base all’impronta ecologica;
“¢ Superamento del PIL a favore di nuovi indicatori di misurazione della prosperità di una nazione;
“¢ Finanza al servizio dell’economia reale;
“¢ Incentivi al microcredito;
“¢ Introduzione della Tobin tax sulle transizioni finanziarie almeno a livello dell’euro-zona;
“¢ Nuove misure di accreditamento, controllo e trasparenza degli hedge funds;
“¢ Azioni forti contro l’evasione fiscale e le frodi e le manovre speculative;
“¢ Messa al bando dei prodotti finanziari derivati e delle operazioni sui Cds allo scoperto;
“¢ Promozione delle Finanze etiche, delle reti di finanza alternativa al servizio della green economy e del sociale, e del microcredito;
“¢ Abolizione dei sussidi pubblici alle attività dannose per l’ambiente (come il CIP6);
“¢ Contenimento della spesa pubblica e abolizione degli sprechi;
“¢ Riformare e riorganizzare il Fondo Monetario Internazionale e ragionare in termini di Politica economica globale solidale e democratica. Paesi ricchi hanno un debito ecologico nei confronti dei PVS;
“¢ Riforma dei sistemi finanziari e commerciali globali (regole del WTO ““ BCE)
“¢ Favorire i Green Jobs e i GPP;
“¢ Finanza locale: Introduzione di moneta complementare per superare i Patti di Stabilità ; Sistemi monetari paralleli all’euro sul modello WIR svizzero o SCEC;
“¢ EcoAssegni per acquisti Green;
“¢ Emissione di obbligazioni Verdi Statali (Crediti Energetici a circolazione legale per i privati);
“¢ Finanza Statale: Emissione di Obbligazioni Verdi. Progetti per finanziarie la transizione energetica e la conversione ecologica.
L’ISTRUZIONE, LA RICERCA E LA CULTURA
L’istruzione, la ricerca e la cultura devono rappresentare il vero investimento per il futuro. Se si vuole pensare ad un mondo nuovo è necessario porre al centro dell’attenzione la conoscenza e le forme della sua socializzazione. Le istituzioni formative e culturali hanno bisogno nel nostro Paese di profonde riforme e di grandi risorse. E’ evidente che è da lì che bisogna partire per garantire un futuro ai giovani e alla nostra società .
Occorre valorizzare i giovani ricercatori italiani, che negli ultimi anni sono stati costretti ad una vera e propria migrazione “culturale”, destinando risorse adeguate alla ricerca.
Il cinema, il teatro e la cultura in generale, che hanno subito tagli e umiliazioni, rappresentano una settore strategico per l’identità e la promozione nazionale, nonché una risorsa fondamentale per superare la crisi di un modello socio-culturale a cui stiamo assistendo negli ultimi anni.
ENERGIE PULITE, CAMBIAMENTI CLIMATICI E RIFIUTI ZERO
L’energia come bene comune e la “democratizzazione energetica” come diritto naturale. Risparmio e Efficienza energetica, Rinnovabili e Smart Grids. Politiche di riduzione della CO2. La chiusura dei cicli produttivi e Politiche di riduzione dei Rifiuti.
L’energia è diventata una questione cruciale per la società , l’ambiente e le imprese. Il picco del petrolio, l’effetto serra e la strategicità delle risorse la pongono al centro sia del dibattito nell’opinione pubblica, sia della politica, poiché ogni scelta in materia ha e avrà sempre di più riflessi importanti sulla pace, sulle condizioni di vita dei popoli, sull’ecosistema, sulla salute pubblica e sulle dinamiche sociali. E’ in realtà la questione fondante che garantisce la libertà , indipendenza e prosperità di una nazione e di una comunità locale. Pertanto non è più possibile lasciare questo importante settore in mano alle “decisioni spontanee” di gruppi d’interesse e i cittadini sempre di più si pongono il problema di essere attori attivi e responsabili, rivendicando il diritto-dovere alla gestione di questo che è ormai da considerare un bene comune e non una risorsa privata. Un aspetto importante della questione energetica è quello legato alle tecnologie e al ruolo della scienza in stretta connessione con gli aspetti decisioni. Da un lato, infatti, il apporto con la tecnologia è essenziale per superare le difficoltà di oggi, conservando la qualità della vita nei paesi occidentali, andando incontro alle legittime aspirazioni dei Pvs, ma dall’altro il mondo della tecnologia deve aprirsi sempre più alle esigenze dei cittadini introducendo con forza elementi sociali nel dibattito e affrontando le tematiche energetiche con un approccio interdisciplinare aperto anche alle scienze umane. Questo aspetto è fondamentale già ora, perché ora siamo nella fase di transizione da un modello energetico insostenibile basato sui fossili a quello che dovrebbe vedere la centralità delle rinnovabili. Si tratta di una discussione di grande importanza anche perché sarà necessario tradurre in proposte pratiche e concrete, da offrire ai cittadini, agli amministratori locali e al mondo della politica, che possano produrre soluzioni sia sotto al profilo ambientale, sia dal punto di vista dell’economia, innescando un circolo virtuoso tra il mondo dell’energia e quello dell’industria e del lavoro. Altrettanto fondamentale sotto al profilo della sostenibilità è la gestione del ciclo di vita dei beni e quindi dei rifiuti. Un approccio complessivo a questo problema deve partire dall’inizio e dalla fine del ciclo, quindi massima salvaguardia delle materie prime di ogni tipo e massima ottimizzazione dei rifiuti. È necessario trovare, quindi, le soluzioni per scindere il rapporto tra plusvalenza economica e produzione dei rifiuti, ribaltando l’approccio utilizzato fino a ora, nel quale tutte le parti del ciclo di vita dei beni, anche quelle negative per la società e l’ambiente, sono connesse agli indicatori economici.
Risparmio e efficienza energetica
L’efficienza energetica è uno dei punti cardine di una gestione ecosostenibile dell’energia per tre motivi. Il primo è quello della mancata produzione, con il relativo mancato consumo, dell’energia con il minor inquinamento che ne deriva e la maggiore salvaguardia delle risorse delle materie prime per le generazioni future. Bisogna considerare il fatto che utilizziamo il petrolio, risorsa preziosa se utilizzata correttamente, in maniera stupida: lo bruciamo. Il 96% del petrolio estratto è utilizzato per scopi energetici e solo il 4% per produrre plastiche che devono essere riciclate a fine vita. Il secondo fattore è quello della dimensione temporale dell’investimento in efficienza energetica. Investire sull’efficienza significa non consumare energia in più per decenni. Si va infatti dai dieci anni di vita media di un elettrodomestico, ai 50-60 di vita di un immobile passando per i 15-20 di un motore industriale. Si tratta di un investimento che ha una proiezione immediata sul futuro. La terza questione è quella della consapevolezza energetica che l’efficienza sviluppa, alla pari delle rinnovabili, nell’utente finale. Anche questo è un investimento nel futuro che può modificare gli stili di vita, poiché chi acquisisce consapevolezza circa la sostenibilità degli utilizzi dell’energia la usa per tutta la vita e la trasmette alle generazioni future. Queste alcune proposte:
“¢ Prolungamento post 2011 delle detrazioni al 55% per l’efficienza energetica
“¢ Iva al 4% sul solare termico e sul Fv domestico
“¢ Ecoprestiti per famiglie e Pmi (a tasso zero o agevolati)
“¢ Normativa nazionale per l’accesso agli spazi comuni dei condomini per impianti rinnovabili
“¢ Sviluppo delle smart grids specialmente a livello locale
Rinnovabili
Come generare l’energia da utilizzare in futuro è una sfida aperta. Oggi disponiamo di tecnologie rinnovabili mature che possono, nell’arco di un paio di decenni raggiungere percentuali molto importanti con sistemi a basso impatto ambientale e con una produzione di CO2 molto ridotta tutta concentrata nella fase di produzione dei sistemi, percentuale che andrà mano a mano a ridursi in maniera inversamente proporzionale all’utilizzo di energia da rinnovabili nei processi di produzione degli stessi. Fotovoltaico ed eolico raggiungeranno a breve la Grid Parity, equivalenza con il prezzo dell’elettricità presente in rete, e per questo motivo è necessario attrezzarsi affinchè il settore svincolato dagli incentivi cresca in maniera armonica con la società e il territorio. Bisogna bilanciare le esigenze del settore con quelle sociali e ambientali, privilegiando in questa fase gli impianti su coperture piccole e grandi, industriali e domestiche, sviluppando impianti a terra condivisi tra cittadini ed Enti Locali e offrendo alle imprese che voglio investire nel settore degli impianti a terra regole certe, durature e chiare a livello nazionale affinchè questi impianti non siano visti come lesivi del territorio. È necessario, inoltre, pensare a formule che possano essere utilizzate da soggetti “svantaggiati” economicamente come gli agricoltori che vogliono accedere alle rinnovabili per integrare il reddito, gli Enti Locali che investono in energia per offrire servizi e le realtà sociali che reinvestono gli utili energetici in attività utili al tessuto sociale. Queste alcune proposte:
“¢ Semplificazione normativa per gli impianti rinnovabili di piccola taglia nel rispetto dei vincoli e del paesaggio
“¢ Maggiori incentivi per gli impianti domestici e integrati
“¢ Incentivi statali inversamente proporzionali alla potenza degli impianti
“¢ Abolizione e rivisitazione del Decreto Romani
“¢ Definizione di una road map al 2020
“¢ Incentivazione di sistemi ibridi rinnovabili-efficienza energetica
Clima
Sulla questione climatica è emergenza. Il recente World Energy Outlook 2011 della Iea, che non può essere tacciato d’ambientalismo militante è perentorio. Lo scenario di più 2°C sul lungo periodo è già impossibile da mantenere. La CO2 che dovrebbe essere stata emessa al 2035 per tale contenimento è già stata emessa all’80% e lo sarà al 100% nel 2017. Sarà possibile con una forte azione in direzione del contenimento delle emissioni “frenare” a 3,5°C, limite giudicato inaccettabile dai climatologi e dagli ecologisti, oltre che da settori della finanza particolarmente “colpiti” da ciò come quello delle assicurazioni. Se però continuassimo sulla strada delle politiche del 2011, lo afferma sempre la Iea, andremmo incontro a un innalzamento di 6°C nel lungo periodo. Cosa che significherebbe il cambiamento, in peggio, radicale della vita come la conosciamo. Tutte le strategie per la riduzione, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici devono essere messe in campo, nessuna esclusa. I cambiamenti climatici, inoltre, devono essere combattuti anche per una questione di equità perché i loro effetti colpiranno primo luogo le popolazioni più povere che non sono in grado di accedere alle azioni di mitigazione e adattamento per motivi economici. Bisogna considerare, inoltre, che l’effetto serra se non combattuto aggraverà le tensioni economico-finanziarie. Secondo il rapporto Stern, infatti, investendo l’1% del Pil mondiale l’anno ““ attività che oltretutto creano nuove economie e lavoro – per combattere l’effetto serra si potrà evitare una crisi economica di proporzioni doppie a quella del 1929. Queste alcune proposte:
“¢ Supporto alla Fase 2 di Kyoto.
“¢ Politiche di Riduzione della CO2 e di adattamento
“¢ Introduzione della Carbon Tax.
“¢ Burden sharing obbligatorio per le Regioni e attivazione dei Registri volontari regionali per Kyoto (VERS) e l’implementazione di un sistema di Quote Energetiche Commerciabili (TEQs)
“¢ Tutelare gli ecosistemi marini e terrestri per la riduzione della CO2 e il ripopolamento dei territori.
Rifiuti
Il problema dei rifiuti è legato a due aspetti cruciali dell’ecologia collegata con la società . Il primo è quello dello sfruttamento delle risorse che non può essere infinito e legato al massimo a un paio di generazioni, mentre il secondo è quello dell’inquinamento. In mezzo a queste due gradi macrotematiche c’è un universo di complessità e soluzioni. Oggi per andare verso una maggiore sostenibilità bisogna ripensare il proprio stile di vita applicando anche nel quotidiano la logica di pensare al futuro, ma non solo di quello di lungo periodo. È la logica del giorno dopo. Quella di pensare alle conseguenze vicine di ogni nostro atto quotidiano, cosa che ci può portare ad applicare le famose 4 R di Riduzione, Riuso, Raccolta differenziata, Riciclo. La domanda di sostenibilità del ciclo dei rifiuti deve venire dal basso, dai cittadini, per essere efficace. Gli Ent Locali devono cogliere come opportunità e non come fastidioso obbligo il ciclo virtuoso dei rifiuti che è anche in grado di creare valore e posti di lavoro. È necessario, infine, evitare di cadere dalla padella alla brace accettando soluzioni che sembrano pragmatiche ed efficienti come quelle degli inceneritori che non fanno altro che aggravare il problema portando l’inquinamento dei suoli e delle acque anche nell’aria e, quindi, nei polmoni dei cittadini. Queste alcune proposte:
“¢ Moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e graduale spegnimento dei camini
“¢ Sviluppo di economie locali legate al riciclo
“¢ Chiusura dei cicli produttivi e incentivazione dei sistemi premianti sulle 3 R (Riduzione, Riciclo, Raccolta differenziata)
“¢ Sistemi innovativi di smaltimento dei Rifiuti ad emissione zero
“¢ Premialità ai cittadini per la raccolta differenziata
RIPARTIRE DAI BENI COMUNI
I beni comuni, sono considerati dagli economisti classici come privi di valore in quanto non è possibile ed è troppo complicato quotarli. Questa logica ha portato a considerare i beni comuni come delle risorse economiche a prezzo zero quando rappresentano l’input dei processi di produzione e come degli ammortizzatori sui quali scaricare le esternalità degli stessi. È chiaro che una visione ecologica e olistica deve ribaltare questa logica cambiando sia il valore in se stesso in forma quantitativa, sia e specialmente in forma qualitativa. Acqua, aria e più in generale tutta la biosfera devono essere considerati patrimoni da utilizzare solo ed esclusivamente fino al loro punto di rinnovabilità , non oltre utilizzando tecnologie compatibili con l’ambiente. Abbiamo la fortuna di vivere in un’epoca di abbondanza energetica senza pari e dobbiamo utilizzare le risorse fossili, che si esauriranno a breve, per mettere a punto le tecnologie e le pratiche sia per avere una buona intensità energetica, sia per preservare l’ambiente e le materie prime. Bisognerà mettere in campo, inoltre, l’allargamento della sfera dei beni comuni così come li conosciamo oggi. L’energia deve essere inserita tra i beni comuni, così come quelli propriamente immateriali come la comunicazione, la democrazia, il paesaggio e le opere umane artistiche e monumentali. Qual è il valore di un bene culturale, naturale e più in generale del benessere e della bellezza? Quali sono gli indicatori da utilizzare? Occorre lavorare ad un Manifesto dei Beni Comuni Europei (European Common Goods) dove gli stati europei, attraverso un organo intermedio, possono salvaguradare i beni comuni dalle speculazioni.
RIDUZIONE DEL DEBITO. UNA COMUNE POLITICA EUROPEA ECONOMICA E FISCALE
L’Europa non può avere un’unione esclusivamente finanziaria perché è sia un controsenso economico, sia inaccettabile dal punto di vista sociale. Avere 17 economie diverse legate a un’unica moneta con decine di sistemi fiscali differenti crea disparità sul fronte del reddito disponibile dei cittadini e su quello della competitività delle imprese all’interno dell’area euro, ma anche all’esterno. In questo quadro è necessario che la BCE diventi prestatore di ultima istanza e un’unificazione di fatto dei regimi fiscali, previdenziali, sociali e si deve lasciare la competizione tra i territori alle qualità peculiari degli stessi, come la logistica e la disponibilità di mano d’opera qualificata per quanto riguarda le imprese e di qualità della vita per i cittadini. Spostare la competizione tra nazioni, quindi, dal profilo finanziario a quello qualitativo, quadro nel quale l’ecologia, oltre al welfare, è una componente essenziale. Favorire l’emissione degli Eurobond. Si tratta di un processo che deve essere portato avanti in parallelo al riassetto economico e finanziario che si sta tentando i questo periodo e senza il quale l’Unione Europea è desinata a cronicizzare le crisi sistemiche e andrà incontro a un rifiuto di tipo sociale sempre più vasto. L’ecologia ambientale, quella sociale e quella economica, dovranno essere i capisaldi di questo processo.
Vogliamo un’unica politica estera Europea e l’eliminazione dei 27 eserciti europei, che costano 200 miliardi di euro, per realizzarne solo uno. Il risparmio va destinato al welfare e alla cooperazione internazionale, in particolare verso l’Africa.
STOP AL CONSUMO DI TERRITORIO, DISSESTRO, BENI CULTURALI, POST CARBON CITIES
Urbanistica per la qualità della vita e la libertà di movimento. Beni culturali, il paesaggio, il territorio agricolo e la città come Beni comuni.
Progettare città ecologiche, significa interessarsi del benessere e della salute del 50% della popolazione mondiale. Pensare la città come Bene comune, tutelare i Beni storici e artistici, gli spazi pubblici e il paesaggio del nostro Paese, conservare il territorio agricolo, mantiene l’orizzonte di appartenenza che fonda l’identità individuale e collettiva di un popolo e garantisce la coesione sociale. Bloccare ipertrofia urbana e spreco di territorio è imperativo per l’urbanistica oggi riducendo, in questo modo, costi di gestione per chilometri di strade, reti tecnologiche, impianti di pubblica illuminazione, servizi. E infatti, ovunque in Europa, si attuano politiche di contenimento del consumo di suolo e si realizzano sistemi di trasporto collettivo su ferro, integrati con percorsi pedonali e ciclabili. Le città e i complessi edilizi che le costituiscono vengono riqualificati con l’obiettivo del risparmio energetico, per accrescere la qualità della vita anche di bambini e anziani, per favorire ricerca e innovazione nell’industria (si pensi a Stoccolma).
L’Italia, invece, va verso modelli insostenibili. Le città senza regole continuano a espandersi senza fine e uno spessa crosta cementizia ricopre ormai enormi zone del paese, non solo la pianura padana. Un’infinita villettopoli divora gli spazi aperti aggrediti ovunque da distese di capannoni, mentre i comuni interni, montani e appenninici e le loro campagne, subiscono un inarrestabile processo di abbandono. Abbandono e assenza di manutenzione producono così anche il dissesto idrogeologico, causa di morti e distruzione ricorrenti e la riduzione delle disponibilità alimentari, che deve essere colmata con massicce importazioni dall’estero, aumentando a dismisura la nostra “impronta ecologica”. Persa nel contempo, per sempre, la qualità del paesaggio rurale, valore aggiunto non riproducibile del prodotto italiano, fonte di biodiversità e garante dell’identità culturale. Mettere un freno all’espansione urbana, ricondurre le città ed i territori entro limiti di crescita sostenibili, proteggere sia il territorio agricolo che la città storica, recuperare spazi e bellezza urbani, accrescere i livelli di tutela per i Beni Culturali, destinando risorse adeguate alla loro conservazione e investendo per mantenere e accrescere il capitale di bellezza che ci appartiene e costituisce la nostra comune identità , favorire l’innovazione tecnologica nelle nostre città per accrescerne la vivibilità e ridurre lo spreco energetico, insieme con una forte azione di tutela dei luoghi e del paesaggio dei piccoli centri, delle comunità di montagna o delle campagna, sostenendo la presenza degli abitanti e quindi il loro lavoro, sono obiettivi prioritari per il nostro Paese, che su di essi può fondare la prospettiva di un nuovo rinascimento.
1. Stop al Consumo di Territorio e Dissestro Idrogeologico
La cancellazione dell’urbanistica iniziata dal 1993 ha provocato una produzione edilizia enorme, confrontabile con quella degli anni della grande crescita demografica degli anni ’60 e ’70. Le città sono diventate ipertrofiche e milioni di ettari di campagna sono stati coperti da cemento e asfalto. Questa produzione edilizia non ha alcun rapporto con le esigenze della popolazione o del mercato. Eppure si continua a costruire dappertutto producendo uno sviluppo distorto che sta minando alle radici il futuro dell’ Italia. E’ per questo che chiediamo innanzitutto una moratoria delle nuove edificazioni sui suoli agricoli.
Moratoria del consumo di suolo.
“¢ Blocco dell’espansione urbana, delle nuove città tematiche. La moratoria avrà durata limitata (1 anno) e dovrà servire a censire il patrimonio edilizio inutilizzato in Italia.
“¢ Contemporaneamente si fornirà una corsia preferenziale agli interventi di ristrutturazione per la messa in sicurezza e riduzione dei consumi energetici.
Ricostruire le regole: cancellare l’urbanistica contrattata e liberare i comuni dal ricatto degli oneri di urbanizzazione
L’urbanistica contrattata che vede il comando nelle mani della proprietà immobiliare deve cessare, le norme che lo consentono vanno cassate e ai comuni vanno forniti nuovi strumenti di governo pubblico del territorio insieme con nuovi strumenti per guidare gli interventi nelle città costruite.
“¢ Va reintrodotto il divieto di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per finanziare la spesa corrente dei comuni. La soppressione del divieto, avvenuta 10 anni fa, ha contribuito, in maniera determinante, ad alimentare e fornire un alibi all’abnorme espansione urbana.
“¢ Le finanze comunali devono poi essere irrobustite da finanziamenti che consentano azioni di riqualificazione del territorio e del patrimonio edilizio slegati dall’uso degli oneri.
“¢ Va istituito un fondo nazionale a favore dei comuni che bloccano l’espansione urbanistica.
Sicurezza del territorio e sicurezza sociale : eliminazione dei rischi idrogeologici e sismici
L’Italia è un paese fragile, sottoposto a un diffuso rischio idrogeologico e al rischio sismico. Si propone di avviare un’azione diffusa di manutenzione del territorio per la sua messa in sicurezza, utilizzando i fondi destinati a nuove ed inutili grandi opere.
“¢ Si propongono inoltre azioni di defiscalizzazione e di detrazione fiscale per la ristrutturazione degli edifici esistenti in zona sismica al fine di consolidarli e ridurre i rischi, destinando alle zone a maggior rischio e alle strutture pubbliche la priorità nell’utilizzo di risorse.
Nuovi lavori
Sostegno economico e incentivi per la creazione di un sistema di imprese specializzate
Imprese che adottino metodologie adeguate per il recupero del patrimonio edilizio storico, per la trasformazione e riduzione degli sprechi energetici e per il recupero e mantenimento delle infrastrutture tipiche del paesaggio tradizionale (assetti del terreno, canalizzazioni, terrazzamenti, viabilità , piantumazioni, sistemazioni idrauliche).
2. Tutela e conservazione del patrimonio culturale storico e artistico
Il Codice dei Beni Culturali è in vigore dal 2008. Nessuna Regione ha redatto, come prescrive la legge, i nuovi piani paesaggistici. La tutela del paesaggio è ridotta ad un involucro vuoto, privo di efficacia e facilmente aggirabile attraverso il sistema delle deroghe.
Predisposizione dei Piani paesaggistici regionali
Questi sono previsti dal Codice dei Beni Culturali e deve essere sancito il principio della loro immodificabilità a fronte di esigenze edificatorie. Essi non possono limitarsi alle sole aree tutelate, ma devono ricomprendere l’intero territorio regionale, realizzando la identificazione completa fra territorio e paesaggio.
La pianificazione paesaggistica deve inserirsi in una cornice di regole ben definite e trasparenti costituendo le “linee fondamentali dell’assetto del territorio nazionale” che il Ministero ha rinunciato ad elaborare. La tutela paesaggistica è preminente interesse dello Stato, prevale su ogni altro interesse economico e conseguentemente devono essere eliminate deleghe e subdeleghe alle amministrazioni locali.
Riorganizzazione del Ministero per il Beni e le Attività Culturali, potenziamento delle strutture, del personale, delle risorse economiche
Condizione indispensabile per raggiungere l’obiettivo è quello di restituire autorevolezza, ruoli, finanziamenti e personale alle amministrazioni pubbliche preposte alla tutela, ad iniziare dalle Soprintendenze di Stato che sono, come noto, prive di personale e finanziamenti.
Obiettivo prioritario è il potenziamento delle strutture periferiche del Ministero anche per quanto riguarda la tutela del nostro patrimonio culturale ripensando radicalmente l’attuale configurazione del Mibac in termini di organizzazione e attribuzione delle competenze e distribuzione delle risorse.
Ad un organismo centrale enormemente snellito, cui siano delegati soprattutto compiti di coordinamento e di elaborazione di standards, metodologie, linee guida, vanno affiancate strutture periferiche aumentate in numero e potenziate in risorse e con una diversa organizzazione delle competenze (ad esempio sono da prevedere soprintendenze esclusivamente vocate alla tutela e pianificazione paesaggistica).
Va affrontato il nodo radicale delle risorse economiche. Sfibrato dai tagli lineari (dai 2.201 milioni di euro del 2005 siamo giunti ai 1.509 previsti per il 2011) l’apparato statale, cui ancora in larghissima parte è affidato il nostro patrimonio culturale, non ha alcuna possibilità di esercitare le proprie funzioni, considerato il miserevole 0.19% del bilancio dello Stato, cui è attualmente confinato il budget per il nostro sistema culturale .
3. Tutela e conservazione del patrimonio paesaggistico
L’Italia presenta ancora ““specie nelle aree interne e marginali che oggi soffrono di un preoccupante abbandono- una straordinaria ricchezza di paesaggi e notevolissimo patrimonio di biodiversità in termini di specie di animali, vegetali, nonché di beni storici e testimoniali diffusi nel territorio.
L’attività agricola necessita di politiche di sostegno nazionali e di nuova fiscalità : per la conservazione e riqualificazione dei luoghi, da coniugarsi con il recupero del paesaggio agrario storico, delle tradizioni agrarie e per la creazione di nuove filiere di produzione agricola biologica e a filiera corta.
Conservazione del suolo agricolo e della biodiversità
E’ necessario promuovere l’utilizzo sostenibile dei terreni agricoli; migliorare la qualità della produzione e dei prodotti agricoli; promuovere la conoscenza e sviluppare il potenziale umano; ristrutturare e sviluppare il capitale fisico e promuovere l’innovazione; promuovere l’utilizzo sostenibile delle superfici forestali; diversificare l’economia rurale.
Rispetto all’utilizzo del suolo agricolo per la produzione di energia elettrica rinnovabile, questo deve avvenire nel rispetto dei vincoli e del paesaggio.
Conservazione e recupero della Casa rurale storica
Il paesaggio italiano è uno straordinario esempio di integrazione tra città e campagna, natura e cultura. In questo contesto la casa rurale storica, sparsa su tutto il territorio nazionale, non è un oggetto posto sul territorio ma parte organica di questo, patrimonio comune di grande valore architettonico.
E’ necessario attribuire dignità di monumento a questi elementi costitutivi dei paesaggi regionali italiani inaugurando una stagione di salvaguardia con la realizzazione di un Catalogo nazionale della Tipologia della Casa rurale. Attraverso il censimento, corredato da una Guida alle Buone pratiche di recupero, si arrivi a definire un quadro normativo, da poter poi utilizzare per una fiscalità che incentivi la valorizzazione da parte dei privati.
4. Conservazione e recupero della Città Storica, Bene Comune
La Città storica costituisce il luogo identitario della popolazione italiana, lo scrigno delle bellezze del territorio costruito, il tessuto su cui è ricamata la storia e la memoria del nostro popolo : essa ha la necessità urgente di una generale azione di tutela e di recupero. Oggi é sottoposta a un processo di valorizzazione immobiliare senza precedenti, ridotta a luna park che produce ricchezza per pochi, mentre le attività economiche vengono impoverite ed espulse in conseguenza della costruzione dei grandi centri commerciali.
Mantenimento e conservazione di tutti gli spazi inedificati, gli orti e le aree libere (Censimento dei terreni esistenti teoricamente già destinati a uso civico)
E inoltre: recupero a funzioni abitative di edifici degradati, restituzione ad uso collettivo e sociale degli immobili demaniali chiusi e abbandonati, riuso degli edifici con funzioni compatibili con la loro tipologia, sono solo alcune delle azioni che devono restituire vivibilità alle città dove inquinamento atmosferico, acustico, luminoso, abusivismi di ogni sorta sono diventati la regola.
Legge sul Decoro urbano
Deve essere redatta una Legge, a valenza nazionale, che valorizzi la vivibilità urbana, gli spazi comuni, le piazze, i luoghi di socialità , e che protegga dagli eccessi di consumo e mercificazione, che promuova regole comuni e condivise a presidio del vivere comune.
Uffici di Piano
La città , Bene Comune, va riconsegnata al governo pubblico delle sue trasformazioni ricostituendo il sistema dei controlli, eliminando i silenzi assensi, ripensando al sistema delle autorizzazioni, facendo chiarezza sulla inesistenza in Italia del c.d. diritto ad edificare.
Sistema autorizzatorio alle trasformazioni
Costituzione di un sistema autorizzatorio alle trasformazioni, certificato da agenzie esterne che garantiscano il rispetto delle regole assumendone la responsabilità penale e civile.
Uffici per il Cittadino, presidio della trasparenza
Rivedere le norme, riconducendo ai luoghi della democrazia rappresentativa, le decisioni in ordine di adozione e approvazione di piani e progetti che riguardino la città e il territorio, valorizzando gli organismi elettivi come i Consigli comunali e fornendo a cittadini, Associazioni, Comitati, ogni supporto tecnico e conoscitivo, anche attraverso la costituzione di specifici Uffici, ciò al fine di consentire la massima trasparenza degli interventi di trasformazione urbana attraverso il controllo dei relativi iter procedurali.
5. Post Carbon Cities
Risparmio energetico. Il condominio come unità di base del nuovo paradigma energetico
La città è uno dei luoghi ove vive il 68% della popolazione e si concentrano grande parte dei consumi elettrici nelle ore di punta. Il condominio può e deve diventare l’unità di base della generazione distribuita nel nuovo paradigma energetico. In Italia le leggi attuali che regolano la proprietà comune dei tetti e dei lastrici solari lasciano inutilizzati superfici enormi che assumono nell’attuale contesto un valore di bene strategico nazionale. Vanno analizzate e identificate pertanto tutte le innovazioni normative che permettano di aumentare la resilienza energetica della città e garantire la democrazia energetica. Il condominio inoltre deve avere la possibilità di distribuire l’energia prodotta ai propri condomini, o sotto forma di una quota degli incentivi, o di consumi o di crediti energetici a circolazione legale.
Istituzione di orti sinergici per l’autoproduzione del cibo necessario alle mense scolastiche e eco didattica collegata
Nell’ottica di ridurre l’inquinamento delle città , utilizzando quindi prodotti a km0, le giovani generazioni avrebbero modo di avvicinarsi, attraverso laboratori dedicati alla conoscenza e al recupero delle tradizioni agricole locali, ai progetti di Transizione. Questi mirano a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti utilizzando la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità come, ad esempio, la produzione di cibo, oltre che dei beni e dei servizi fondamentali.
6. Liberi di muoversi. Ministero delle piccole Opere
La conquista/diritto alla mobilità individuale, rappresentata dall’esplosione del fenomeno di massa dell’automobile oggi nega sempre di più questo diritto. Si tratta della congestione automobilistica nelle grandi città che porta con se anche fenomeni d’inquinamento e di abbassamento della qualità della vita, legata alla perdita di tempo e a tutto quello che ciò comporta in termini di mancata vita di relazione e affettiva. Per questo motivo la mobilità deve essere sempre più collettiva, efficiente e ispirata a una logistica delle città studiata prima dello sviluppo urbanistico e non dopo come accade in Italia. Pensiamo che si possano avviare da subito 100.000 piccole opere per le infrastrutture veramente utili al Paese.
Mobilità urbana
Car sharing, mobility manager, diritti dei pedoni e sviluppo della mobilità ciclistica Le città e le amministrazioni locali debbono essere sostenute nella promozione della mobilità sostenibile, perché oltre i due/terzi degli spostamenti e degli incidenti avviene in ambito urbano. Va adottato il regolamento per i PUM, Piani Urbani della mobilità di area vasta, a cui legare la spesa per investimenti e servizi di trasporto collettivo, in coerenza con le strategie di insediamento urbanistico e territoriale. Va rifinanziato il Fondo triennale per la mobilità sostenibile che si è esaurito nel 2007-2010, al fine di creare servizi innovativi di mobilità ed adeguati finanziamenti per la mobilità ciclistica, creando reti e corsie per muoversi sicuri in bicicletta.
Adozione ed attuazione di progetti di “City Logistics” sia attraverso la realizzazione di piattaforme di distribuzione urbana delle merci, da effettuare con veicoli a basse emissioni e sia attraverso la predisposizione di normative ad hoc sulla circolazione dei mezzi, sulle aree di sosta, sugli orari di ingresso della ZTL. Per assicurare spazio e sicurezza ai pedoni ed a tutti gli utenti della strada vanno istituite nelle città le “zone 30” a bassa velocità , adeguando in questo senso il Codice della strada.
Trasporti
Ferrovie: treni per i pendolari, trasporto urbano e trasporto merci su rotaia.
Le priorità nel campo degli interventi nel trasporto ferroviario sono due. “¢ Acquisto di 1000 treni per migliorare il trasporto pendolare nei prossimi dieci anni, che offre anche garanzie per uno sviluppo industriale ed occupazione legata a prodotti sostenibili. Costo 6 miliardi da distribuire in dieci anni che è circa il costo del progetto preliminare del Ponte sullo Stretto di Messina. “¢ Assicurare certezze per le risorse per i servizi di trasporto regionale ferroviario che la manovra Tremonti per il 2011 ha penalizzato pesantemente con tagli del 10% dei treni. “¢ Nel campo degli investimenti le risorse vanno concentrate sulle reti metropolitane e regionali e nell’ammodernamento delle reti del Mezzogiorno.
Manutenzione e potenziamento reti infrastrutturali esistenti.
Vanno abbandonati progetti che non risolvono i problemi di mobilità del Paese, che sprecano ambiente, territorio e risorse economiche pubbliche e private come il Ponte sullo Stretto, la TAV Torino-Lione e Milano-Genova, la grande autostrada della Maremma tutta in variante, e l’autostrada Orte-Venezia. “¢ Quelle scarse risorse pubbliche vanno destinate alla manutenzione e potenziamento delle reti infrastrutturali esistenti incluse quelle stradali con potenziamenti in sede (anche a pedaggio), per il potenziamento delle reti ferroviarie ad alta capacità in particolare nel Mezzogiorno, per lo sviluppo dei nodi urbani ferroviari per migliorare il trasporto collettivo nelle città ed aree metropolitane, che sono il vero buco nero del nostro sistema di trasporti. “¢ Infine serve realizzare reti tranviarie e metropolitane (queste ultime, laddove è realmente necessario) nonché le opere diffuse di manutenzione del territorio e delle reti, anche ai fini della sicurezza. “¢ Nel campo dei lavori pubblici vanno eliminati gli attuali usi ed abusi per gli appalti “in deroga” a trattativa privata, che evitano concorrenza e trasparenza, e potenziare l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici.
Un piano di efficienza nel trasporto merci per “risparmiare traffico”
In Italia è completamente assente una politica dei trasporti nel campo delle merci, che metta a fuoco il complesso e distorto sistema di incentivi, riorientandolo dall’autotrasporto verso il trasporto su ferro, il cabotaggio costiero, i sistemi integrati ed intermodali. “¢ Anche la logistica integrata e l’efficienza dei sistemi di produzione e distribuzione delle merci deve contribuire ad eliminare il trasporto “superfluo” ed i carichi a vuoto ( si stima circa il 40 dei Tir viaggi vuoto in Italia) e premiare le reti distributive a km zero, in particolare nel settore agricolo ed alimentare. “¢ Si dovrebbe introdurre una tassa sul traffico pesante su gomma proporzionale alle prestazioni, analoga a quella già applicata, ad esempio, con successo in Svizzera e presa a modello dalla Commissione europea o altre forme di pedaggiamento speciale sui mezzi pesanti quali quelle introdotte in Germania su tutto il proprio territorio nazionale. Infine anche in ambito urbano vanno promossi sistemi distributivi efficienti e con veicoli elettrici ed a metano, per “risparmiare traffico” ed emissioni. “¢ Con questi obiettivi andrà predisposto ed attuato un Piano per l’efficienza, la logistica e verso la sostenibilità del trasporto merci e per il recupero delle stazioni e delle reti ferroviarie dismesse.
Industria dell’auto e conversione ambientale del sistema produttivo
La crisi del mercato dell’auto nei Paesi occidentali e la necessità di puntare verso la mobilità sostenibile impongono anche una riconversione del sistema produttivo dell’automobile. Conversione che deve avvenire secondo quattro linee guida: “¢ il ridimensionamento del sistema produttivo attuale e la sua conversione verso veicoli dedicati al trasporto collettivo ed ai sistemi innovativi; “¢ la produzione di un’auto pulita, a basse emissioni, sicura, riciclabile, per il mercato “sostitutivo” delle auto in circolazione; “¢ la promozione della ricerca su veicoli innovativi e carburanti “puliti” e rinnovabili; “¢ la predisposizioni di un sistema di servizi legata agli spostamenti in automobile, (carsharing, integrazione con il TPL, servizi a chiamata, trasporto scolastico, trasporto persona e mobilità ridotta). L’obiettivo è quello non più di vendere automobili, ma di vendere servizi di trasporto in auto. Serve un Piano industriale promosso del Governo che coniughi le esigenze di mobilità e servizi,con il sistema di produzione ed innovazione dei veicoli.
7. Difesa del territorio dalla svendita: coste, beni storici e culturali
I nuovi provvedimenti di alienazione e dismissione del patrimonio pubblico e demaniale costituiscono un attentato alla integrità e alla identità dell’Italia, fisica e culturale e devono essere contrastati alla radice per le tragiche conseguenze che possono provocare. I beni che sono trasferiti alle regioni e che saranno venduti appartenevano finora alla nazione intera, servivano a garantire il debito pubblico del paese. La loro attribuzione in modo diseguale e non proporzionale alle diverse regioni, per effetto della loro concentrazione solo in alcune di esse, fa in modo che il 75% del valore dei beni che saranno posti in vendita serva a coprire il debito di quelle regioni.
Il trasferimento alle regioni del demanio fluviale, attuato al solo scopo di “portare a casa” la ghiaia dei c.d. sovralluvionamenti, in un solo colpo ha affossata la legge sulla difesa del suolo, la 183/89 che aveva individuato i bacini fluviali al fine di un loro governo unitario, l’unico in grado di considerare ogni aspetto delle attività umane in relazione con le caratteristiche fisiche e idrauliche del territorio e gli eventi che le interessano, sia provocati dagli uomini sia dalla natura. Decine di anni di dibattito e acquisizioni scientifiche spazzati via dall’ignoranza e dalla avidità , con buona pace delle spiagge che, ancor più private, come saranno, dell’apporto solido dei fiumi, scompariranno ancor più velocemente di quanto già non avvenga oggi. Il trasferimento alle regioni dei fiumi e lo spezzettamento delle competenze aumenteranno ancora i gravi rischi in caso di alluvioni, con il prevalere degli egoismi locali al posto dell’interesse generale in caso di necessità di esondazioni guidate, taglio di argini o altri interventi di carattere eccezionale.
La costituzione del Diritto di superficie delle spiagge, di fatto la loro alienazione, rappresenta invece la loro perdita definitiva e la minaccia sempre più attuale della costruzione lungo tutte le coste italiane di una unica barriera fisica e rigida di cemento, antitetica per sua natura alle caratteristiche proprie della linea di costa, mobile e elastica per effetto di apporti solidi dei fiumi, del gioco delle correnti, dell’azione del mare e infine dei cambiamenti climatici.
La cessione dei terreni agricoli da parte dello Stato va finalizzata al recupero delle coltivazioni, prevedendo una norma di salvaguardia sull’uso agricolo, della durata di almeno 50 anni, per evitare le speculazioni edilizie e la conseguente cementificazione.
Azioni di contrasto
E’ necessario mettere in atto in ogni sede, amministrativa, giudiziaria, costituzionale, referendaria, azioni necessarie per contrastare e cancellare questi provvedimenti i cui effetti distruttivi per l’identità , e integrità fisica e culturale dell’Italia sono enormi, come i costi umani ed economici dei guasti che potranno provocare.
AMBIENTE E AGRICOLTURA. AREE PROTETTE E BIODIVERSITÀ. DIRITTI DEGLI ANIMALI.
TURISMO SOSTENIBILE
La perdita di biodiversità , uscendo dal 2011 Anno Internazionale su questo tema, è il secondo grande problema globale dopo i cambiamenti climatici. L’Italia dispone ora di una Strategia Nazionale per la Biodiversità , che va applicata e finanziata se non si vuole lasciarla diventare un “piano di carta”, e l’Europa dei nuovi obiettivi della Comunicazione della Commissione per gli obiettivi per il 2020. In un panorama nel quale l’aggressione al territorio e alle risorse naturali è sempre più grande diventa sempre più importante la salvaguardia del patrimonio naturale esistente che oggi non è più legata solo all’approccio dell’ambientalismo classico, con una visione solo protezionistica ma è diventata anche il centro di un progetto che porta a farne oltre che uno strumento di conservazione anche un volano di sviluppo socio-economico. Questo è il nuovo progetto delle aree protette, in Italia, in Europa e su scala planetaria, che vedrà un confronto programmatico di ampio respiro nel prossimo World Parks Congresso del 2014, a più di dieci anni dal precedente. Ormai si è coscienti che la tutela della biodiversità è essenziale anche dal punto di vista economico, essendo le risorse che ne provengono centrali per campi della produzione come l’agricoltura e l’industria farmaceutica, mentre sono sempre maggiori le richieste per un turismo di qualità legato alla salvaguardia dei territori e del paesaggio. Il turismo destagionalizzato, culturale, archeologico, naturalistico, agrituristico, sportivo può essere al centro delle politiche economiche del nostro Paese, che ha una qualità unica nel mondo. Ma la biodiversità è anche al centro dei servizi ecosistemici come la depurazione dell’aria e dell’acqua, la produzione di ossigeno e il sequestro di carbonio ““ contribuendo alle politiche del clima -, alla produzione di fonti alimentari e energetiche per le popolazioni locali. Questi temi sono anche al centro delle politiche di cooperazione internazionale. L’agricoltura, in questo quadro, vede nella multifunzionalità una chiave straordinaria di assetto del territorio non più puntando sulla quantità ma sulle qualità del cibo, dei servizi ecosistemici, del valore paesaggistico e turistico del territorio. In questo quadro i diritti della natura e degli animali assumono una valenza centrale, che va al di là di un aspetto “tematico”, al pari di quelli degli animali umani, e il loro sviluppo giuridico, culturale e sociale sono un elemento qualificante di qualunque politica ecologista per il nuovo secolo.
Realizzare un programma straordinario di “Green Jobs sulla Biodiversità “: investire nelle capacità e nelle esperienze. 10.000 Contratti per la biodiversità . Incentivare la ricerca di base ed applicata sulla biodiversità e sulle sue applicazioni Orientare la politica estera italiana verso una leadership sulla conservazione della biodiversità e sul contrasto ai cambiamenti climatici
Sostenere la politica delle aree protette e della Rete Natura 2000
La realizzazione di un sistema nazionale delle aree protette è ritenuta la chiave centrale per la sostenibilità locale e la qualità della vita dei territori decentrati e montani. E’ necessario passare da una politica “conservativa” e di tagli alle aree protette, ad un grande rilancio anche di investimento strutturale su questa politica, creando le condizioni finanziarie, organizzative, politiche e culturali per riportare l’Italia al centro delle politiche sulle aree protette su scala nazionale, locale e globale, anche in vista del prossimo Convegno Mondiale sui Parchi del 2013. La piena realizzazione della Rete Natura 2000 in Italia, sfruttandone le potenzialità fino ad ora inespresse, sull’esempio delle migliori pratiche internazionali, e la sua integrazione con le aree protette nazionali e regionali è un elemento centrale del sistema. “¢ Un adeguato finanziamento del sistema è un presupposto fondamentale per questo programma, ma potrà attivare importanti e significative ricadute in termini occupazionali e economici sui territori interessati, come già ampiamente dimostrato nell’esperienza storica italiana ed internazionale.
Investire sull’agricoltura sostenibile come fattore di gestione del paesaggio e conservazione della biodiversità Una revisione della PAC e delle politiche agricole nazionali e regionali in senso ambientale, con le aziende agricole che diventino soggetti chiave come fattore di gestione del paesaggio e conservazione della biodiversità è indispensabile. Il post”2013 rappresenta da questo punto di vista una grande scommessa. E’ necessario però un grande cambiamento culturale nel mondo agricolo, la cui trasformazione è in parte già in corso, e un investimento nell’agricoltura biologica e biodinamica, nelle filiere corte e nei prodotti locali, nel valore aggiunto dalla filiera della qualità sui mercati internazionali, nazionali e locali, sull’agriturismo.
Gestire la politica sulla pesca e sull’utilizzo delle risorse ittiche con rispetto alla conservazione della biodiversità , e programmare iniziative di conservazione del mare Le risorse biologiche marine sono in grave crisi, e già si parla della “fine degli stock ittici”. E’ necessario ed urgente attuare politiche di contenimento della pressione sugli stock ittici marini, un approccio che rispetti le capacità di riproduzione delle specie marine, tecniche di pesca adeguate, competizione internazionale con regole certe nei mari extra territoriali, difesa dei grandi mammiferi marini, ecc… La politica della pesca comunitaria dovrà essere il principale tavolo sul quale l’Italia gioca il suo ruolo in queste materie, difendendo e sostenendo la piccola pesca nazionale, ma portando in essa un cambiamento culturale che la faccia riconvertire da tecniche insostenibili (es. spadare) in un nuovo modello che sia programmato su una prospettiva per il futuro.
Inserire la pianificazione strategica delle politiche di conservazione della biodiversità nella pianificazione e progettazione delle reti infrastrutturali Biodiversità , paesaggio e territorio sono strettamente uniti in una visione unitaria. La conservazione degli habitat naturali e delle 57.000 specie presenti nel nostro paese, delle aree protette, del paesaggio forestale, agrario e costiero, delle città storiche e degli elementi culturali ed archeologici sono inscindibili, e rappresentano la principale risorsa storica, culturale, turistica per l’Italia. La pianificazione e programmazione delle reti infrastrutturali deve tenere conto di questa particolarità della penisola, e la priorità deve essere data alla conservazione dei valori ambientali, delle reti ecologiche, dei siti di maggiore importanza.
Diritti animali In questo quadro i diritti della natura e degli animali assumono una valenza centrale, che va al di là di un aspetto “tematico”, al pari di quelli degli animali umani, e il loro sviluppo giuridico, culturale e sociale sono un elemento qualificante di qualunque politica ecologista per il nuovo secolo. I campi su cui intervenire, a livello culturale, scientifico e legislativo sono quelli della vivisezione, pratica che oggi sappiamo essere sostanzialmente priva di valore scientifico, della prevenzione del randagismo, della caccia. Dovrebbe essere considerata l’ipotesi di promuovere per la terza volta il referendum per l’abolizione della caccia. Allo stesso tempo è necessario proseguire un’efficace azione contro la vivisezione e i test sugli animali, pratiche che non hanno alcuna ragione di esistere poiché esistono metodi alternativi di test, come quelli su cellule e tessuti, i quali hanno dimostrato ampiamente di essere efficaci. Gli studi dell’UNEP indicano come gli allevamenti intensivi per la produzione di carne siano ad alto impatto ambientale. Per ridurre l’impatto e garantire un futuro al Pianeta anche alimentare, è necessario politiche per la riduzione del consumo dei prodotti animali. In questo modo aumenterebbero le riserve di cibo mondiale.
Il nuovo Trattato Europeo riconosce gli animali come esseri senzienti, dobbiamo inserire nella Costituzione il principio di Tutela e Rispetto degli animali. Istituire sotto il Ministero della Salute, un Viceministro con delega alla veterinaria e ai diritti degli animali. Il traffico illegale degli animali è il secondo commercio fuori legge al mondo. La zoomafia diventi reato contro tutti e non solo contro gli animali, con il raddoppio delle pene. No alla caccia. Da subito il divieto d’ingresso ai cacciatori nei fondi privati e alla caccia in deroga. Dimezzare l’IVA sul cibo per animali adottati e sulle prestazioni veterinarie su animali non tenuti a scopo di lucro, rafforzare le attività dei nuclei specializzati nelle Forze di polizia contro i maltrattamenti.
Stop alla vivisezione. Vincolare almeno il 33% dei fondi alla ricerca per i metodi alternativi, attivare i corsi di studio nelle Università previsti dalla legge 413 fin dal 1993 sull’obiezione di coscienza alla vivisezione e mai realizzati, approvare incentivi per nuovi posti di lavoro.
Favorire, con campagne informative e aiuti alla diffusione dei prodotti, la possibilità di scegliere alimentazioni senza carni e altri prodotti animali, incentivare la riconversione dei sistemi intensivi di allevamento. Attivare dal primo anno scolastico del nuovo Governo i programmi per la conoscenza e il rispetto degli animali, previsti dalla Legge 189 del 2004 e mai attuati, realizzare campagne d’informazione e intervento per la prevenzione del randagismo, dismissione dell’uso degli animali negli spettacoli e incentivazione degli spettacoli umani, trasformazione degli zoo in aree di accoglienza per aiuto ad animali feriti o sequestrati
PER UN FISCO PIU EQUO
Premesso che:
– il sistema tributario italiano è caratterizzato da un’alta incidenza del peso fiscale sul lavoro e sull’imprese mentre è bassa l’incidenza sul patrimonio e sulle rendite finanziarie
– l’Italia è uno degli Stati europei con il più alta incidenza d’imposte dirette e contemporaneamente con un alto tasso di evasione fiscale (stimato in cerca il 20% del Pil) per sottofatturazione, mancata emissione di scontrini fiscali, fatture fittizie fino all’omissione delle dichiarazioni fiscali
– far emergere l’economia sommersa italiana ci allontanerebbe dall’attuale squilibrio dei conti che ha causato l’attuale crisi sui mercati finanziari, permetterebbe una maggiore giustizia ed equità fiscale fra le varie categorie reddituali e i territori
– accanto all’evasione fiscale si registra il fenomeno dell’elusione fiscale per le lacune e l’interpretazioni delle norme favorevoli o delle agevolazioni di settore concesse
Proponiamo:
Sul fronte delle entrate:
– introduzione della Tobin tax (tassa sui trasferimenti finanziari, una piccola aliquota che permetterebbe un grande gettito)
– introduzione di una tassa patrimoniale permanente per i patrimoni personali o societari oltre un milione e mezzo di euro
– revisione dell’imposta di successione
– introduzione della imposta immobiliare comunale prevista dalle norme fiscali sul federalismo con un’impostazione basata su criteri determinati in base ai beni immobili in relazione ai servizi pubblici concessi localmente
– introduzione di una tassa partita iva secondo criteri di scaglioni di ricavi o prestazioni professionali
Revisione delle norme tributarie (previste entro il 2012 secondo la legge delega):
– revisione della progressività delle aliquote rivedendo gli scaglioni e le aliquote alleggerendo i redditi più bassi
– aumento delle detrazioni per familiari a carico
– revisione completa dell’attuale sistema di agevolazioni fiscali mantenendo quelle finalizzate al lavoro giovanile, alla ricerca e al dinamismo d’impresa
– introduzione di una seconda aliquota per i redditi di capitale per partecipazioni societarie per redditi distribuiti al di sopra di una certa soglia
– detassazione parziale dalle imposte dirette per investimenti finalizzati alla ricerca, alla formazione professionale e alla ricapitalizzazione delle imprese e società
– forte contrasto della circolazione del contante con la limitazione ad euro 250 per tutti i soggetti, facoltà di movimenti finanziari dai 250 euro agli attuali 2.500 Euro su operazioni in contanti presso gli intermediari finanziari con il pagamento di una tassa specifica.
– obbligo d’indicare nelle dichiarazioni dei redditi per il dichiarante, ai fini del redditometro, tutti i beni e acquisti rilevanti ai fini del calcolo
– costituzione di una banca dati immobiliare comunale che partendo dalle residenze delle persone incroci i dati catastali titoli di utilizzo dei beni immobili
Sostegno al lavoro, imprenditoria femminile e alle famiglie:
– concessione al lavoro femminile di un credito d’imposta per basse retribuzioni che aumenta progressivamente con i figli a carico
– introduzione di una categoria d’imprenditori minimi con particolari caratteristiche agevolative per l’imprenditoria femminile
NUOVI DIRITTI. DIRITTI UMANI E DIRITTI CIVILI. DISARMO E NUOVE POLITICHE SULL’IMMIGRAZIONE, D’INTEGRAZIONE E DI COOPERAZIONE. WELFARE E INCLUSIONE. DIRITTO ALLA SALUTE
I cambiamenti interni alla società , lo sviluppo dei rapporti tra popoli diversi, le legittime aspirazioni dei cittadini del sud del Mondo, i flussi migratori impongo oggi una radicale revisione dell’approccio verso i migranti e delle politiche verso i PVS che non possono essere improntati al neo-colonialismo, come purtroppo è accaduto fino a oggi, ma devono maturare all’interno della cornice della pace, della cooperazione e del pieno rispetto dei diritti umani e delle diversità culturali. Stiamo perdendo in grande velocità il “senso del diritto” nel nostro Paese. I cittadini non riescono più a unire le forze e a credere che sia fondamentale per il proprio futuro pretendere il rispetto dei propri diritti civili. In una società come la nostra che ha subito grandi trasformazioni si sono andate a creare non soltanto nuove forme di lavoro e tempo libero, ma anche nuove esigenze rispetto al tema del Welfare, dei nuovi diritti e del rapporto tra i popoli. Si è passati da un sistema “gerarchico”di società , prodotta dalla prima industrializzazione che si manifestava: nella grande fabbrica, negli stati centralizzati,nella famiglia tradizionale caratterizzata dalle dipendenze di genere ed età , ad una società più aperta ed individualizzata in una dimensione globalizzata. Questi fenomeni hanno tuttavia ridotto anziché aumentare il diritto delle persone e dei cittadini, fino in qualche caso a compromettere anni di conquiste ottenute nel precedente periodo. A più di 60 anni dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo siamo ancora qui a difendere il diritto alla salute, il diritto di genere , alla mobilita e all’emigrazione. Per queste ragioni il nuovo movimento ecologista deve essere protagonista di una nuova “rinascita”, che ponga al suo centro lo sviluppo umano e sostenibile, per la serenità e la capacità di futuro a livello di comunità e dei singoli. Alla base di questo ripensamento concreto, ci sono: il disarmo, la cooperazione, il dialogo, l’uso positivo dei media, il ruolo costruttivo dell’arte e degli artisti, il diritto alla salute, il diritto di genere, l’educazione e l’istruzione, intesi tutti come buone pratiche di un approccio ecologico, necessari per risolvere i problemi della contemporaneità e per creare un nuovo modello di società . Le ultime immagini relative agli sbarchi nell’isola di Lampedusa , fanno parte dell’ immaginario collettivo contemporaneo, ma le inefficienze e le lamentele del governo, fanno parte di una politica incapace di andare oltre alla contingenza, e di porre il fenomeno dell’immigrazione e dei migranti al centro delle politiche delle società nel terzo millennio. Un fenomeno che al pari dei nuovi diritti andrebbe affrontato in maniera olistica e non settoriale, non come un emergenza ma come una risorsa. Rompere vecchi tabù, evitare che si creino nuovi muri e nuove forme di apartheid , creare una interconnessione costruttiva e pacifica tra i popoli e le persone, vigilare sul rispetto dei diritti umani, sono le pratiche che noi auspichiamo in questo nuovo corso ambientalista ed ecologista che stiamo andando a costruire.
Principi Generali
“¢ Realizzare concretamente e integralmente la dichiarazione universale “Dei diritti dell’uomo” del 1948.
“¢ Realizzare la società aperta, inclusiva, rispettosa di tutte le identità .
“¢ Porre fine allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che perpetua le vecchie schiavitù e ne crea di nuove.
“¢ Affermare il valore della diversità anche nelle relazioni tra le persone.
“¢ Realizzare una politica estera: per la pace, lo sviluppo e il dialogo tra i popoli.
Immigrazione, integrazione e multiculturalità
“¢ Riformare profondamente la legislazione sull’immigrazione per facilitare l’inserimento e la stabilizzazione degli immigrati nel tessuto sociale e produttivo.
“¢ Garantire e facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana.
“¢ Diritto di voto amministrativo e regionale per gli immigrati.
“¢ Abolizione del sostantivo extra-comunitario
“¢ Investimenti per lo sviluppo nei paesi a forte immigrazione, per garantire il diritto a non immigrare
“¢ Agire concretamente, nella dimensione politica e sociale, nella scuola, nel lavoro per realizzare la società aperta e inclusiva e rispettosa di tutte le culture.
Welfare e nuovi diritti
1) Sviluppare una politica di rilancio di un Welfare “moderno” e Difesa dei diritti acquisiti.
“¢ Sistema pensionistico solidale e sostenibile.
“¢ Legislazione a supporto della maternità e delle disabilità di ogni tipo.
“¢ Legislazione contro le emarginazioni sociali (immigrazione, fasce deboli, nuove povertà , convivenze atipiche).
“¢ Riforma della legge Biagi e favorire una nuova legge sull’occupazione.
“¢ Politiche di sostegno alla famiglia (diritto alla procreazione e sviluppo demografico) e alle donne (sostegno alla maternità ).
“¢ Diritto alla casa. ICI progressiva sulle seconde case e sugli immobili sfitti. Cedolare secca. Mutui agevolati per i giovani.
2) Inclusione e sostegno legislativo al Terzo settore
Disarmo, cooperazione e dialogo
“¢ Perseguire concretamente l’obbiettivo del disarmo e della pace.
“¢ Realizzare politiche di investimenti per lo sviluppo nei paesi poveri.
“¢ Difesa dell’art. 11 della costituzione Italiana.
“¢ Rilancio del servizio civile.
Tagli alle spese militari
È possibile evitare di far pagare la crisi alle fasce più deboli della popolazione attraverso una manovra fiscale che indebolisce il potere d’acquisto delle famiglie e fa arretrare il paese in settori fondamentali per il futuro dell’Italia, come green economy, ricerca, innovazione, università , servizi sociali. È possibile tagliare la spesa militare del nostro Paese. Le commesse per l’acquisto di nuovi armamenti (caccia bombardieri, navi, elicotteri, sottomarini, ecc.) sono diventati un vero e proprio porto franco che fa felici solo le lobby dell’industria bellica e delle armi e aumenta il debito pubblico. Solo con la scelta di tagliare i nuovi programmi per l’acquisto di armamenti si potrebbe arrivare a un risparmio di spesa di circa 43,3 miliardi di euro. Con il costo di un solo cacciabombardiere F-35 da 124 milioni di euro (l’Italia intende acquistarne 131) si possono realizzare 183 asili nido. Sarebbe, in concreto, risolto il problema delle liste d’attesa degli asili nido a Roma. Con la cifra necessaria ad acquistare 10 F-35 (1,24 miliardi di euro) si possono installare impianti fotovoltaici (da 3 KWH) per 80 mila famiglie (che potrebbero quasi azzerare la loro bolletta elettrica). Si produrrebbero 288 milioni di KWH di energia pulita ogni anno e con un taglio alle emissioni di ben 235 milioni di kilogrammi di Co2 ogni anno ossia una riduzione di 80.000 TEP (tonnellate di petrolio equivalente) ogni anno. Per centrare gli obiettivi europei e per avere un’aria più pulita nelle nostre città .
Pace tra i popoli
Servizio civile nazionale, corpi di pace e polizia internazionale. Difendere il Servizio civile nazionale: la mancanza di risorse ““ diminuite progressivamente negli ultimi due anni ““ non solo sta determinando l’impoverimento della formazione e della qualità del servizio, ma impedisce di fatto a decine di migliaia di giovani ““ che l’hanno richiesto e ne hanno diritto ““ di svolgere questo servizio per il Paese. Inoltre risorse dovrebbero essere stanziate, anche per istituire un primo contingente di Corpi civili di pace, per intervenire con azioni di interposizione e di “diplomazia dal basso” nelle aree di conflitto. Lavorare per istituire una polizia internazionale che sappia prevenire i conflitti e difendere le popolazioni dalla minaccia delle armi.
DIRITTO ALL’AMBIENTE NELLA COSTITUZIONE
Il riconoscimento del diritto all’ambiente e della sua tutela come diritto fondamentale del genere umano è stato delineato con chiarezza, nel corso del tempo, dalla giurisprudenza dlla Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, le quali hanno riconosciuto la priorità della protezione dell’ambiente tra gli interessi pubblici nazionali, partendo dall’articolo 9 della Costituzione italiana (che tutela, tra i “diritti fondamentali”, il paesaggio ed i beni culturali”), e dai grandi principi internazionali ed europei per la promozione dello sviluppo sostenibile e il diritto dell’uomo a condizioni di vita soddisfacenti in un ambiente la cui qualità gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere (principi della Conferenza delle Nazioni Unite di Stoccolma del 1972), e il diritto ad una vita sana e in armonia con la natura (principi enunciati nella Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 ). Per questo chiediamo l’inserimento nell’art. 9 della Costituzione della tutela dell’ ambiente.
CITTADINANZA DIGITALE
“Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità , con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale” Internet deve essere riconosciuto come diritto costituzionale e fondamentale di tutti i cittadini. Il Governo ed i provider devono garantire la banda larga ai cittadini.
DIRITTO ALLA SALUTE
Il diritto alla salute è prima di tutto diritto a non ammalarsi, anche e specialmente con la prevenzione, a vivere in un ambiente sano e non inquinato, a consumare cibi ugualmente sani e non inquinati. La necessità di mantenere una sanità pubblica in Italia si intreccia con l’esigenza di un ripensamento complessivo del sistema per garantire davvero a tutti il diritto alla salute, la prevenzione e in caso di malattia, a cure efficaci, tempestive, dignitose e non lesive della dignità umana. Per ciò è necessario combattere la corruzione a tutti i livelli, solo così è possibile sanare le cattive gestioni ed eliminare gli sprechi. Etica ed appropriatezza sono le due parole chiave. Lavorare in termini stretti di appropriatezza della prestazione significa dare a chi ha bisogno, nel momento giusto, con le strumentazioni più idonee. All’interno del quadro rappresentato dalle libertà di scelta rispetto alle propria salute è indispensabile che siano possibili tutte le scelte disponibili con un’adeguata informazione. È necessario partire dal principio che tutti i tipi di medicina hanno pari dignità all’interno delle scelte individuali e devono poter essere scelte con autonomia e responsabilità .
Sul fronte della prevenzione deve essere adottato in sanità il principio di precauzione su due livelli. Il primo è quello degli screening e test per diagnosticare in anticipo malattie e rischi, mentre il secondo è quello delle indagini epidemiologiche e più in generale dell’allargamento delle basi dati sanitarie, in modo che sia possibile l’identificazione dei cluster di popolazione che sono a rischio a seguito dell’esposizione a fenomeni di degrado ambientale, come esempio i PM10, le atrazine, le diossine e l’elettrosmog. Inoltre è necessario che sia fatta un’opera d’informazione chiara, accessibile e fruibile da tutti i cittadini, da un’autorità pubblica e indipendente, circa gli effetti sia dei composti chimici usati nell’industria alimentare, sia dei farmaci a qualsiasi livello. Levando così il monopolio dell’informazione su queste importanti questioni alle aziende chimiche e farmaceutiche, declinando per esempio in termini di accessibilità i dati del progetto europeo REACH che rappresenta la più importante mappatura al Mondo delle sostanze chimiche. Garantire a tutti il diritto di scelta senza costi aggiuntivi e con la certezza di accedere sempre a servizi e strutture altamente qualificati: questo è l’obiettivo. Per ottenerlo occorre ripensare il sistema in profondità a partire da:
– il percorso di formazione degli operatori del settore (medici, infermieri, tecnici, personale ausiliario), oggi fortemente disarticolato, è privo di comunicazione reciproca, ancora determinato da rapporti di potere. Proponiamo (per il livello nazionale) la creazione dei Teaching Hospitals e percorsi formativi in parte comune per medici e infermieri.
– eliminare la precarietà del personale: minore ricorso negli ospedali a contratti “atipici” per il personale medico e garanzie di sostituzione dei pensionamenti di personale medico e infermieristico tramite concorsi pubblici.
– il sistema di verifica della qualità dei servizi pubblici e di quelli di privato convenzionato va ridefinito sia in relazione ai criteri di valutazione della qualità sia in materia di controlli continui e costanti, oggi insufficienti.
Occorre ragionare su come assicurare l’accesso diretto alle prestazioni specialistiche di maggior necessità , come garantire l’accesso agli incarichi di struttura semplice e di struttura complessa e su come creare una lista di attesa unica per le prestazioni chirurgiche.
Attivare la cartella clinica informatica unica per ogni cittadino, consultabile su internet, cioè da ogni parte d’Italia e anche dall´estero.
In Europa negli ultimi anni si è assistito ad un incremento dell’uso delle Medicine Non Convenzionali (MNC) e Tradizionali. Il loro uso crescente indica la necessità di un nuovo rapporto tra medico e paziente, basato su una alleanza terapeutica. Ma soprattutto sottolinea la necessità di una medicina centrata sulla persona,intesa nella sua complessità di rapporti sociali, ambientali, spirituali. Inoltre occorre passare da una considerazione esclusiva della patogenesi (lo studio dell’origine delle malattie) ad una “salutogenesi” cioè lo studio delle fonti della salute fisica,psichica e spirituale nelle sue interazioni con l’ambiente naturale e sociale. In questo modo si supera una visione riduttiva della prevenzione come semplice diagnosi precoce e si mette in atto una vera prevenzione primaria rimuovendo le cause delle malattie.
Negli ultimi anni il dibattito scientifico sulle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali e la loro interazione con la biomedicina, cioè la medicina accademica, dominante nella società occidentale, ne ha favorito e legittimato un aumento della domanda. È diritto di ogni persona essere curata con dignità e rispetto, migliorando l’esperienza dei trattamenti. È importante ridurre le disuguaglianze, essendo consapevoli del “gradiente sociosanitario” per l’equilibrio sostenibile e di farmacoeconomia. Una Medicina Centrata sulla Persona riesce a dare equilibrio psicofisico all’individuo e rappresenta il trampolino di lancio per un equilibrio sostenibile sociale per le società attuali e future. Da qui la necessità del Paradigma della Medicina Centrata sulla Persona fondata su un’autentica fiducia.
Dalla visione empatica dei bisogni del paziente, caratteristica delle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali, può nascere per quest’ultima la volontà di superare la “prigionia della malattia”, tutto quell’insieme di dolore e di disagio che gli occupa l’animo e che gli rende talora impossibile aprirsi ad altre esperienze di vita. In questo contesto si pone la Medicina Centrata sulla Persona.
DIRITTI INDIVIDUALI
Riaffermiamo con forza il valore della laicità dello Stato, per garantire i diritti individuali. Riteniamo necessario aprire nel Paese un dibattito tra mondo cattolico e laico sulla necessità di modificare la legge sulla procreazione assistita e di arrivare all’approvazione di una legge sul testamento biologico. Chiediamo l’adeguamento di tutte le normative per garantire uguali diritti alle coppie sposate e a quelle che hanno scelto di convivere.
LE CARCERI ITALIANE: NETTA INVERSIONE DI MARCIA
Il carcere oggi non ha alcuna funzione di recupero sociale ma solo punitiva. Un carcere sovraffollato non aiuta la persona e la società . E’ indispensabile, dunque, incidere sul sovraffollamento, non con nuove carceri, ma cambiando le leggi criminogene, perché non serve il carcere per la vendita di un cd contraffatto, come non vanno detenuti in carcere i consumatori di droga, o non vanno incarcerati i semplici consumatori. Va modificata la Fini-Giovanardi, con maggiori possibilità di affidamento in cura, e va modificata anche la legge Cirielli sulla recidiva. Si deve lavorare ad un sistema di pene alternative socialmente utili, coinvolgendo gli enti locali e l’associazionismo nella loro applicazione, in modo che la pena riacquisisca la sua funzione di educazione, di studio e di recupero sociale, come la nostra Costituzione prevede.
LIBERI DALLE DIPENDENZE
Il consumo di droghe ha assunto negli ultimi anni un’ampia e allarmante diffusione tra la popolazione specialmente quella giovanile. Nonostante le forti pene previste anche per piccoli possessi di sostanze stupefacenti, queste sono reperibili ovunque e da chiunque. L’attuale legislazione, esclusivamente repressiva, va rivista con politiche rivolte alla riduzione del danno, al recupero e al sostegno dei consumatori problematici e che sostenga le campagne di informazione sulle conseguenze e sui danni delle sostanze,comprese quelle legali come alcol e tabacco.
NO ALLE DISCRIMINAZIONI
Il parlamento italiano, con il recepimento della direttiva contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro che – sfiorando il grottesco – ammette e giustifica quelle stesse discriminazioni, ha dimostrato come in Italia gay,lesbiche e transgender (e non solo loro) siano prive di diritti e di garanzie (e non solo sui luoghi di lavoro). Pensiamo che le persone debbano potere esprimere la propria sessualità liberamente, senza per questo essere discriminati, ed allo stesso tempo che anche le coppie gay, lesbiche e transgender possano accedere alle tutele previste dalle proposte sulle Unioni Civili (vedi Unioni Civili). Per questo è necessario che le Amministrazioni si facciano promotrici di vigilare e garantire il rispetto dei diritti delle persone sui luoghi di lavoro (ma non solo), introducendo un osservatorio in collaborazione con le associazioni e i sindacati che già lavorano in questo senso su questi temi.
ETICA E LEGALITÀ. ECOLOGIA DELLA POLITICA. ECOMAFIE.
L’ecologia deve arrivare anche nella politica non solo come contenuto, ma anche e soprattutto come metodo. Non è possibile dirsi ecologisti senza cambiare le dinamiche politiche che oggi non puntano all’inclusione, generano elite autoreferenziali e allontanano di fatto i cittadini dalla politica. E’ evidente a tutti la crisi della rappresentanza politica, della distanza fra i cittadini e le istituzioni. Dobbiamo ripensare l’impegno politico come iniziativa civico e di servizio. Dobbiamo ripensare i valori dell’impegno individuale e collettivo su una nuova base etica. Vogliamo pensare ad un nuovo movimento politico, aperto a tutti, territoriale e federato ove la diversità e l’esperienza sono una ricchezza per tutti. In parallelo necessita un riconoscimento “costituente” delle forme di conflitto sociale esistenti: migranti, giovani, donne, precari, “popolo inquinato” ed espropriato, a cui va ridata la parola in un’idea di politica come servizio. In questo quadro in Italia si pone, maggiormente che in altri Paesi, anche un problema di legalità , poiché spesso un certo modo di far politica affonda le proprie radici nella corruzione e nell’illegalità diffusa nei corpi sociali.
Perché l’Ecologia della Politica
“¢ Attuale profondo malessere tra i cittadini, la politica e le istituzioni
“¢ La conversione ecologica della società deve essere accompagnata dal cambiamento negli stili di vita e nelle
“¢ relazioni umane
“¢ Una profonda revisione del modo di fare politica e dell’operare nelle istituzioni
“¢ L’ecologia della politica al centro dei comportamenti individuali e collettivi
Ciò che non deve essere un nuovo soggetto politico
“¢ Non può essere il partito del Leader
“¢ Non può essere un movimento politico che aspira al solo governo
“¢ Non può essere un movimento politico con decisioni calate dall’alto, verticistiche
Ciò che potrà essere se lo vogliamo un movimento politico
“¢ Con adesioni individuali e collettive (Associazioni, Comitati, etc)
“¢ Post ideologico, né di destra né di sinistra, ma al centro solo i Programmi
“¢ Federalista con le rappresentanze dai territori
“¢ Democratico con il continuo ricambio dei propri rappresentanti o eletti (massimo due mandati a tutti i livelli)
“¢ Spinto da una grande forza plurale, altruista e solidale
I nostri valori: la base per un codice etico di comportamento
“¢ La trasparenza e coerenza
“¢ L’integrità e la sobrietà
“¢ La partecipazione e la tempestività nelle decisioni
“¢ La cultura democratica e la solidarietà
“¢ La moderazione e il riconoscimento del giusto
“¢ Lo spirito di servizio e il senso del dovere
L’illegalità diffusa
“¢ La consapevolezza di come l’illegalità (criminalità , comportamenti, evasione) sia oggi diffusa in tutto il paese)
“¢ L’entità del riciclaggio è il 10% del PIL, il 38% l’entità dell’evasione fiscale
“¢ Cambiamenti in corso per la criminalità (ecomafie, finanziarie, etc)
“¢ L’attività di repressione e controllo non devono essere solo formali, troppe norme non coordinate fra di loro, ma obiettivi da raggiungere
“¢ Nuovi obblighi di controllo finanziario
“¢ Attività di verifica più selettive (proposte concrete)
LIBERTA’ DI INFORMAZIONE
L’Italia in base al rapporto “reporter sans frontières” sulla libertà di informazione è al 40° posto, dopo Cile e Corea del sud. Reporter sens frontière (rsf) ha infatti pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli stati uniti e diverse nazioni europee. l’Italia, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. la maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del nord, Cina e Myanmar. la gravissima crisi ambientale e l’ecologia sono stati espulsi dal nostro sistema di comunicazione radio-telelevisivo che rappresenta ancora oggi la principale fonte informativa per la maggior parte degli italiani. questioni come l’inquinamento, lo smog, il dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici, la salute dei cittadini, che in Europa e nel mondo sono diventati centrali in qualsiasi palinsesto nelle tv italiane non hanno diritto di cittadinanza. gli italiani hanno il diritto di essere informati su questioni fondamentali a cominciare dall’inquinamento fino alla green economy che in tutto il mondo è considerata una opportunità per uscire dalla crisi economica e occupazionale e che in Italia, invece, viene spesso descritta come un freno allo sviluppo. il servizio pubblico radiotelevisivo va sottratto al controllo asfissiante dei partiti e va reso indipendente e libero da qualsiasi condizionamento. le professionalità della rai vanno valorizzate e non mortificate come è successo negli ultimi anni. bisogna realizzare una legge sul conflitto di interessi che si occupi subito dei trust mediatici sempre più diffusi nel nostro paese. bisogna garantire la libertà della rete che a cui più volte hanno tentato di mettere il bavaglio attraverso forme di censura più o meno dissimulate. il pluralismo deve diventare un’ valore reale’ e non semplicemente una frase di circostanza pronunciata in occasioni solenni. non può esserci una democrazia compiuta senza una informazione indipendente e libera dai condizionamenti. ecologia dell’informazione significa un’informazione libera che torni ad essere guardiana del potere e non la sua dama di compagnia: questo è uno dei punti fondamentali per rendere l’Italia un paese moderno e democratico, in grado di mettere i cittadini nelle condizioni di scegliere, anche a livello politico.
dal sito www.ecologistiecivici.it
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