No alla privatizzazione di Hera
di Paolo Galleti da ‘Terra’ quotidiano ecologista ogni giorno in edicola
Già oggi la società ,quotata in borsa,se pur a maggioranza pubblica,privilegia le logiche del profitto a detrimento della pubblica utilità . Per questo è nata la campagna “un’altra hera”: per ridare finalità
di interesse pubblico alla gestione dell’acqua,dei rifiuti,del gas, dell’elettricità . Privatizzare Hera,come vuole il Governo, significherebbe consegnare a interessi speculativi settori strategici come i rifiuti.
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Un’altra Hera. Per questo si sono mobilitate associazioni,forze politiche ( tra cui i verdi dell’Emilia Romagna),esperti e militanti.
Infatti oggi il gigante che ha accorpato diverse municipalizzate,agisce con una logica di mercato che appanna fortemente ed a volte annulla la sua finalità originaria. Quella di erogare servizi alla collettività nel massimo rispetto dell’ambiente e con tariffe eque.
Non dimentichiamo che il patrimonio delle municipalizzate ,confluite poi in Hera, nasce da investimenti dei soldi dei cittadini.
Oggi purtroppo la presenza in borsa, la costruzione di società partecipate in una serie di scatole cinesi di difficile controllo hanno portato al cambio, di fatto, del compito di Hera , che è diventato l’appetibilità in borsa delle proprie quote.
Per i cittadini questo non ha portato a nessun beneficio di riduzione delle tariffe.
Esistono certo i dividendi che vanno a rimpinguare le magre casse dei comuni ,soprattutto Bologna,perchè ai piccoli comuni restano le briciole e d un servizio che sfugge ormai al loro controllo.
 E soprattutto nella gestione dei rifiuti Hera ha privilegiato inceneritori , che comportano un contributo pubblico, grazie ai famigerati CIP 6, e messo i bastoni tra le ruote ai Comuni che vogliono fare la raccolta differenziata porta a porta. Emblematico il caso di Bologna, dove la raccolta differenziata è al palo e dove non si vuole introdurre il porta a porta nel centro storico.
Certo Hera ha bisogno di combustibile per il suo inceneritore al Frullo , alle porte della città ,vicino alla Granarolo.
Ma anche dove Hera cede ai comuni virtuosi che esigono il porta a porta, il servizio reso costa ai cittadini più che in altri comuni analoghi.
Prendiamo il caso di Sasso Marconi: il porta a porta costa 135/140 euro per abitante , mentre in un comune analogo ,Ponte delle Alpi,dove il servizio comprende anche lo spazzamento,l’isola ecologica e la gestione del Verde il costo si riduce a 95 euro per abitante,
La differenza : lì non c’è una mega società quotata in borsa.
Diventa quindi essenziale ridefinire il contratto di servizio tra i comuni proprietari della maggioranza di Hera ( in primis Bologna) e la società in modo da riportarla alle sue finalità originarie di servizio pubblico.
Anche gli amministratori vanno scelti con queste finalità ,non solo per il business o per affinità partitiche.
Hera è molto attenta alla sua immagine: campagne a tappeto nelle scuole
sulla tutela dell’ambiente e il riciclo dei rifiuti,manifesti a gogò per la regione a magnificare le sue finalità ambientali.
Ma il risultato dei referendum contro la privatizzazione , una valanga di sì in Emilia Romagna, sono stati un duro colpo.
Hera deve cambiare radicalmente e comportarsi come una società con finalità pubbliche.
In Romagna si propone di affidare al consorzio interamente pubblico Romagna Acque,tutta la gestione del ciclo dell’acqua.
Per i rifiuti i cittadini premono per la raccolta porta a porta spinta.
La decisione del Governo di privatizzare va contro il nuovo senso comune che si è costruito in questi anni,da ultimo con i referendum.
Non è vero che pubblico è necessariamente inefficienza o clientelismo: occorre costruire un nuovo senso dei beni comuni,gestiti e controllati con la massima partecipazione ed efficienza.
Sappiamo invece già cosa significherebbe far gestire ad aziende vocte solo al facile profitto settori strategici come i rifiuti .Il caso Campania -Impregilo insegna.
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