Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Ambiente insalubre

Pubblicato da Alessandro Ronchi il

L’inquinamento ambientale, soprattutto nei paesi emergenti e in quelli poveri, è responsabile del decesso di almeno 13 milioni di persone l’anno in tutto il mondo.

La stima è dell’Organizzazione mondiale della sanità  (Oms), che ha analizzato in un rapporto le ripercussioni sulla salute dell’inquinamento ambientale, dall’aria all’acqua fino all’agricoltura (per esempio l’impatto dell’uso intensivo di pesticidi) e alle pessime condizioni di molti luoghi di lavoro, cosa che ad esempio caratterizza gran parte del rampante capitalismo socialista cinese.

Anche i paesi ricchi non sono immuni, ovviamente, anche se l’impatto in termini di vite umane è ridotto. In Italia, sottolinea l’Oms, si registrano almeno 91mila decessi l’anno per cause ambientali. Ma con interventi adeguati è possibile rimediare alla situazione, arrivando a ridurre in brevissimo tempo del 20% circa il numero di decessi.

“Gli allarmanti dati confermano che la lotta al degrado ambientale rappresenta una priorità  anche per la tutela della salute”, ha detto il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. ”Anche questi dati – ha aggiunto – dovrebbero convincere tutti che quando parliamo di temi come la qualità  dell’aria, dell’acqua di lotta all’inquinamento atmosferico ed ai cambiamenti climatici parliamo di temi prioritari per tutto il Pianeta e per la nostra salute”.

Su tutti i problemi ambientali nel rapporto dell’Oms spiccano i cambiamenti climatici e le conseguenze negative sugli ecosistemi, a cominciare dalla desertificazione che genera carestie ed esodi da parte delle popolazioni colpite.

Il rapporto presentato dall’Oms a Vienna fa il punto paese per paese. Maggiormente in difficoltà  i Paesi poveri. Se la passano molto male Angola, Burkina Faso, Mali e Afghanistan. In 23 Paesi, inoltre, oltre il 10% dei decessi sono legati a due soli rischi ambientali: l’acqua insalubre e la mancanza di igiene da una parte, e l’inquinamento all’interno delle case causato dall’impiego di combustibili solidi per cucinare dall’altra.

“E’ importante – sottolinea Susanne Weber Mosdorf, dell’Oms – quantificare i costi generati da un ambiente malsano e non sicuro. Queste informazioni rappresentano la chiave affinché i Paesi individuino gli interventi più appropriati da mettere in campo”.

Categorie: Generale

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.